UNA TRASFORMAZIONE INDISPENSABILE, UNA TRASFORMAZIONE SOSTENIBILE,
UNA TRASFORMAZIONE GIA’ AVVIATA, MA ANCORA TUTTA DA COMPIERE
Rendicontazione, riconsegna all’Associazione e spunti per il futuro, a partire dal lavoro di
“Progettazione e Innovazione sociale Acli” 2013-2016
Progetti e fonti di finanziamento: In un contesto di cambiamenti inarrestabili

Nel
quadriennio 2012-2015 le ACLI Nazionali hanno gestito, oltre al finanziamento
dei
fondi 5x1000, 23 progetti e 6
contratti di servizio derivanti da gare d’appalto europee: si tratta di un
insieme di iniziative diversificate per tipologia di finanziamento e ambito di
azione.
All’interno di questo insieme si
trovano progetti finanziati direttamente dal livello europeo, quali ECOLIFE e i
seminari EZA, interventi a valere su fondi europei FEI (oggi FAMI), mediati
dall’Autorità di gestione italiana (Ministero Interno), progetti finanziati dal
FSE, dalla Fondazione Cariplo e infine da fondi nazionali della Presidenza del
Consiglio dei Ministri, del Ministero del Lavoro, Dipartimento per la Famiglia
e del Dipartimento per la gioventù.
1. Il finanziamento del 5x1000 è una
significativa risorsa per l’attività sociale delle ACLI. Dall’introduzione
della misura, la questione della trasparenza nell’utilizzo dei fondi e le
modalità di verifica, tornano costantemente come questione ancora irrisolta, in
mancanza di un quadro regolamentato certo di riferimento atteso a breve. Le
ACLI in questo senso hanno avviato un percorso di riorganizzazione delle
modalità di utilizzo, ma gli orientamenti attuali del legislatore, oltre che,
più in generale, dell’opinione pubblica,
ci indicano che si andrà verso uno scenario in cui quanto fatto non è ancora
sufficiente.
Nel triennio sono aumentati i fondi a disposizione dei territori e quelli
legati a progetti specifici, riducendo quindi quelli assegnati a gestione
diretta delle Acli Nazionali e quelli di progettazione ordinaria. Anche in
questo caso quanto fatto però non è ancora sufficiente e non intervenire con
maggiore determinazione metterà a rischio la possibilità di accedere al
finanziamento.
Dal 2016 sarà attiva anche l’opportunità del 2x1000 per attività di tipo
culturale. Stante la fase di transizione si è definito di promuovere
l’iscrizione per poter accedere a tutti i soggetti nazionali in possesso delle
caratteristiche. Dal prossimo anno sarà opportuno scegliere un orientamento e
una strategia in merito.
2. I finanziamenti per le associazioni di
promozione sociale nazionali, ovvero la legge 438/1998 (contributo) e la
legge 383/2000 (progetti), storicamente sono
stati considerati come una fonte di finanziamento stabile e dedicata al
supporto vitale dell’associazionismo. Questa considerazione è superata, di
fatto, dai cambiamenti a cui in questi ultimi anni abbiamo assistito e che
si presume saranno accentuati, a fronte della crisi del welfare sociale.
I fondi a disposizione hanno subito negli ultimi anni
importanti contrazioni (per quanto concerne la legge 383/2000 sono passati ad
esempio dagli 11.000.000,00 del 2009 a 7.050.000,00 del 2015) ed hanno
modificato sostanzialmente i criteri di premialità per la loro assegnazione, modifiche
che è possibile ricondurre ai seguenti macro-elementi:
o
richiesta di una forte concretezza dei risultati progettuali;
o
presenza di una chiara valenza di utilità sociale delle azioni progettuali che devono
riguardare le categorie fragili e svantaggiate, esterne al target dei soci;
o
drastica
riduzione delle chance di partecipazione agli avvisi della 383 (dal 2014 è
possibile presentare una sola proposta progettuale a valere sulla linea di
finanziamento della legge 383/2000, di contro nel 2012 le ACLI hanno avuto
approvati 3 progetti, formazione, azioni sperimentali e zone terremotate);
o
incentivi
alla presentazione congiunta delle proposte progettuali, con chiaro intento
e di ricercare delle sinergie che vadano oltre una collaborazione formale, ma
prevedano un lavoro di partenariato vero, identificando una serie di attività e
un budget dedicato a ciascun partner; (sono quindi meno premiate progettazioni
con una sede nazionale “cappello” di molte sedi locali con piccole attività
tutte uguali tra loro).
o
attenzione
alla verifica del fattivo raggiungimento del target delle azioni progettuali e
associative. Per la 438 nell’ultimo triennio è richiesta la documentazione di
attestazione del coinvolgimento dei beneficiari diretti finali delle azioni
rispetto al piano di attività presentato al Ministero per la richiesta di
finanziamento e la difficoltà di approntare le necessarie modalità
organizzative per rispondere a questa esigenza ha portato a non presentare
richiesta di contributo negli ultimi due anni.
3. Altre
linee di finanziamento, non mirate solo per le associazioni di promozione
sociale, ma che in qualche modo erano storicamente consolidate come opportunità
di questi mondi, spesso in reti ampie di parternariato, sono andate riducendosi
venendo a mancare interi bandi (Contro la violenza, Bandi di Dipartimento
Gioventù, Pari Opportunità…).
Nella
consapevolezza che i finanziamenti a favore dell’associazionismo storico
travalicano inevitabilmente la funzione di misura di sostegno economico
dell’attività associativa in questo triennio è stata individuata come unica
strategia possibile quella di prepararsi rapidamente a fronteggiare la
situazione: da un lato attrezzandosi per rispondere
alle nuove richieste per l’accesso ai finanziamenti storici, dall’altro
provando ad aprirsi a forme meno
tradizionali di accesso a risorse finanziarie che possano supportare e anche
migliorare e professionalizzare maggiormente l’intervento associativo.
ll
riferimento è ampio, ad esempio i fondi
europei, per il quale è proseguito il tradizionale impegno con la rete di
Eza (con opportunità di chiedere finanziamento per un gruppo di lavoro
internazionale) ed è stata effettuata una sperimentazione di partnership con
Legambiente sul fondo Ecolife. La valutazione emersa riguarda, in generale, la
necessità di prevedere un’azione preparatoria in merito alla cura delle reti
europee e alle competenze specifiche richieste per questa tipologia di lavoro.
Nello specifico si riscontra inoltre l’elevatissima onerosità gestionale di
alcune tipologie di fondi, opportuna solo per finanziamenti di una certa
entità. Per i fondi a gestione Min. degli Interni (FAMI ex FEI) la strategia identificata è stata quella di favorire
la presentazione di progetti di Acli territoriali tenendo molto marginale e
solo su alcune linee la presentazione diretta da parte delle Acli Nazionali
Ulteriore
riferimento sono le Fondazioni. Nel
triennio, nonostante una serie di contatti, è stato portato avanti unicamente un
piccolo finanziamento della Fond. Cariplo per il progetto strategico del
Reddito di inclusione sociale. Per il futuro è sicuramente opportuno investire
maggiormente in questo senso con partnership di senso che oltrepassano i
singoli progetti e che vanno a coprire alcune aree territoriali.
Considerazioni e spunti per il futuro: alla ricerca di una sostenibilità equilibrata
A bilanciamento della riduzione delle tipologie precedenti si è
investito nell’ampliamento dell’area di
servizi commerciali (gare ed appalti) e questo ha portato al risultato
complessivamente positivo del trend delle entrate a breve. La gestione di
attività commerciale però, in base alla normativa fiscale per un ente non
commerciale (come un’associazione di promozione sociale), deve necessariamente
essere “non prevalente” e non consente una marginalità ampia. L’attività commerciale di tipo progettuale
(progetti e servizi tramite gare ed appalti) è solo una parte dell’attività
commerciale Acli ma anche considerando il complessivo è oggi garantita
ampiamente la non prevalenza. Nel caso in cui si valutasse di investire
maggiormente in questo campo sarebbe però da valutare la forma organizzativa
con cui farlo ed in ogni caso la necessità di incrementare la presenza anche in
altri campi in modo da mantenere un bilanciamento complessivo che prima che di
tipo fiscale è di tipo identitario.
Se non affrontiamo lo scenario a
brevissimo ci troveremo di fronte semplicemente all’unica possibilità di
ridurre progressivamente i costi. Se affrontiamo lo scenario limitandoci a
investire nelle modalità di finanziamento oggi praticabili senza modifica
dell’assetto, ci troveremo ad aver nei fatti modificato completamente l’assetto
e l’identità, spostandoci nettamente verso un assetto di impresa sociale di
servizi.
Ambiti e temi progettuali: Smart
e non solo
Gli ambiti
e i temi dei progetti realizzati sono classificabili in 9 macro-categorie:
Diritti (pari opportunità e non discriminazione), Formazione, Associazionismo e
giovani, Conciliazione tempi di vita e di lavoro, Famiglia, Povertà e welfare,
Immigrazione, Lavoro, Ambiente. Alcune si posizionano in continuità rispetto al
passato e confermano l’impegno su alcune linee di intervento acliste storiche (formazione
dei dirigenti, attività associative per i giovani, tema della famiglia e integrazione
degli immigrati). Altre hanno tentato di
utilizzare lo strumento progettuale per avviare e sperimentare innovazione nel
contenuto oppure nelle metodologie di lavoro che sono state messe in campo per
l’attuazione.
Nella
macro-categoria “Pari opportunità e non
discriminazione”, è contenuto il servizio di Contact Center per UNAR, ma
anche il servizio specialistico sul lavoro
sommerso, che ha impegnato gran parte del 2015 in un’azione articolata e
complessa di ricerca, informazione e sensibilizzazione, costruzioni reti di
contrasto al sommerso, assistenza e prossimità alle vittime di lavoro
irregolare in 6 territori delle Regioni Obiettivo Convergenza. Questo intervento
ha prodotto risultati significativi, sia rispetto alla comprensione del
fenomeno, sia rispetto al rapporto fra discriminazione-lavoro
sommerso-categorie svantaggiate, con un focus specifico sugli immigrati. Ha
anche posto in luce una domanda
inespressa rispetto ad esigenze non soltanto delle vittime di lavoro sommerso,
ma anche delle imprese, specie agricole, dove abbiamo rilevato addensarsi
le forme più gravi di sfruttamento e irregolarità sul lavoro. Si è rilevato la
potenzialità di un lavoro di rete su questo ambito che potrebbe apportare
benefici ampi se correttamente coordinato e indirizzato rispetto a finalità
specifiche.
Questo
lavoro ha prodotto delle Linee guida per
il contrasto al lavoro sommerso e alle discriminazioni ad esso correlate e
ha costituito la base per la progettazione della nuova 383, finanziata dal
Ministero del Lavoro e che partirà nei prossimi mesi; lavoro che prenderà le
mosse dall’esperienza e dalle reti di collaborazione già sviluppate per il
servizio specialistico;
Il tema
della conciliazione tempi di vita e
tempi di lavoro oggi, sempre più sta virando dal tema delle misure di welfare aziendale al tema di nuovi
stili di management e di organizzazione aziendale che impattano non solo sul
benessere interno, ma anche sul contesto sociale più ampio. E’ infatti facilmente intuibile che un’azienda che
promuove lo smart working non è solo un’azienda attenta ai propri risultati, ma
anche al benessere dei propri dipendenti e della comunità tutto, perché
influenza la mobilità, la disponibilità dei servizi socio-educativi del
territorio, il risparmio energetico, il contenimento dei costi di struttura per le
aziende e i dipendenti, suggerendo una nuova declinazione, anche per le ACLI,
di alcune linee di intervento a favore delle famiglie, che oggi più di prima,
possono prevedere un’interlocuzione più a largo spettro con i soggetti del
territorio e in particolare anche con il mondo delle imprese. Non a caso il
tema dello smart working è centrale
nella iniziative di sensibilizzazione che oggi la pubblica amministrazione sta
attivando dopo l’attuale legge finanziaria che contiene misure specifiche per
le aziende che lo applichino.
Considerazioni
e spunti per il futuro: rideclinare lavoro
e welfare come presidi di comunità
Per poter progettare è necessario individuare
degli ambiti prioritari, su cui concentrare gli sforzi maggiori, capaci di
declinare la mission associativa alle
attuali e di sperimentare, in rete con altri, risposte alle reali ed attuali
esigenze del contesto esterno.
In questo senso si suggerisce di centrare
l’attenzione sull’ambito del welfare, declinato in tutti suoi aspetti,
dalle misure di contrasto alla povertà alle pensioni, dal welfare sussidiario e
a quello aziendale. E di prestare attenzione alla possibile centratura
specifica in quel ridisegno del welfare che valorizza le Acli nel ruolo Acli di
tessitrice di reti informali, di vicinato, di attivatrice delle capacità di un
territorio di individuare le proprie risorse e di connettere volontariato,
parrocchie, servizi pubblici, associazionismo sportivo, condomini, scuole e
servizi di cura. Un welfare innovativo all’interno del quale si colloca anche
l’idea di circolo, spazio da ripensare ma che resa e torna presidio aggregativo
e sociale, soggetto di coesione e non solo luogo di servizi. A partire da ciò
che già esiste, dalla risposta ai bisogni delle famiglie giovani con figli,
dall’hobbistica, da un consumierismo partecipato e solidale, da i tempi e
luoghi a dimensione del presente. Nella
consapevolezza delle differenze territoriali tra nord e sud e tra città ed aree
interne.
E di agire nell’ambito del
lavoro, valorizzando ad esempio il percorso già svolto sul lavoro sommerso,
sulla possibilità di intermediazione, sulla promozione di microimprese e sulla
capacità di promuovere e entrare in dialogo con il mondo imprenditoriale
virtuoso. Ma anche dalla ricerca creativa di soluzioni ai bisogni specifici dei
lavoratori meno tutelati, al sostegno alle esperienze microimprenditive di
giovani ed immigrati.
Welfare e lavoro sono due temi identitari in cui le Acli
(complessivamente intese) sono già conosciute e riconosciute e sono snodi
centrali dei diritti della cittadinanza e della tenuta delle comunità. Sono
quindi i luoghi in cui si gioca il discrimine della diseguaglianza e di uno
sviluppo del paese realmente sostenibile. Non sono temi da cui si può prescindere
ma che vanno rideclinati nel presente per definire una progettualità
sociale con una maggiore e migliore centratura verso l’esterno, attivando
un ascolto attento, pervasivo e onesto, professionale e partecipato.
E’ un lavoro che richiede saperi distribuiti e competenze da formare ed
accompagnare. E che necessita di ritessere e valorizzare anche la rete con la cooperazione sociale presente sui
territori e in molti casi nata nello stesso universo aclista e con cui oggi
sono per lo più assenti legami
strutturati.
Le metodologie: l’online è uno spazio da lavorare, la condivisione fa
economia
I progetti costituiscono
(quando non sono forzati a distorsioni mirate a coprire attività ordinarie
ripensate in modalità progettuale) un’occasione di particolare favore per
adottare logiche sperimentali in quanto possono:
-
prevedere
un finanziamento dedicato rispetto all’ordinarietà delle azioni poste in
campo a livello associativo;
-
avere la possibilità di centrare l’azione in un
tempo circoscritto e in territori limitati;
-
spendere energie sufficienti a monitorarne e poi
valutarne effetti e costi/benefici;
-
recuperare eventuali esiti negativi in un
contesto protetto e non “di messa in esercizio”.
I progetti
contengono però anche il rischio di distrarre energie e risorse per qualcosa che
per l’organizzazione non è strategico. O anche solo per qualcosa di più
appagante della quotidianità ma che terminato il finanziamento termina di
esistere. In questo senso è importante che i progetti nascano da scelte
strategiche associative, che il patrimonio di conoscenza che proviene dai
progetti diventi patrimonio associativo consapevole e che quotidianità e
progettualità trovino strutturati punti di contatto. Alcuni progetti e servizi
in questi 3 anni hanno offerto una piattaforma di particolare utilità per
provare alcune metodologie di lavoro:
-
i fondi di 5x1000 sono stati utillizzati per
sperimentare l’utilizzo di
piattaforme di
gestione online (
www.acli5xmille.it è
diventato lo strumento di concreta gestione di tutto il processo di
progettazione, rendicontazione, validazione di parte narrativa e amministrativa
dei fondi 5x1000 ed è stata poi replicata con
www.acliprogetti.it per lo scambio di
informazioni sui progetti in corso tra nazionale e territori) sistemi di
comunicazione a distanza (
www.gotowebinar.it
è stato sperimentato per webinar a distanza sul 5x1000 ed è ora diventato di
uso corrente in diversi settori), nonché a introdurre
modalità di ripartizione dei fondi di tipo meritocratico (sono
stati realizzati 2 bandi per assegnazione risorse cui hanno partecipato x territori)
e di
rapporto con soggetti esterni (è
stato realizzato un bando aperto a soggetti terzi per cui si sono registrati
quasi 500 persone e sono pervenute più di 300 proposte) e di modalità di
comunicazione esterna partecipativa
attraverso i social (l’esperienza #sceglitu con apposita piattaforma di
votazione dei progetti pervenuti ha visto più di 80.000 voti e più di 100.000
utenti unici)
-
Il progetto 383 attualmente in corso ha stretto una collaborazione a livello
internazionale per la sperimentazione di uno strumento finalizzato alla
progettazione partecipativa sul territorio, ovvero il Territories Collaborative Toolkit: si tratta di una sorta di serious game, che, attraverso la
comunicazione analogica, offre la possibilità di coinvolgere in un percorso di
analisi e progettazione sociale attori estremamente diversificati per ruolo
sociale, età, livello di istruzione, condizione lavorativa, ecc. La finalità è
arricchire, con più punti di vista, cosa complessa da fare in un solo contesto,
l’analisi delle esigenze del territorio e dei sui abitanti in riferimento ad
una specifica problematica. Il tutto utilizzando gli scenari della sharing
economy, ovvero, semplificando,
l’economia dell’accesso e della condivisione, di cui già di fatto le
ACLI ne rappresentano, consapevoli o meno, una componente.
-
Il servizio sul lavoro sommerso ha utilizzato la
metodologia della consensus conference per la definizione delle Linee guida di
contrasto al lavoro sommerso e alle discriminazioni, attivando 4 tavoli di
lavoro con un complessivo di 33 soggetti privilegiati rispetto alla conoscenza
del fenomeno, rappresentativi dei soggetti istituzionali locali,
dell’associazionismo italiano, laico e religioso, dell’associazionismo straniero,
del sindacato, dell’università e delle associazioni di categoria datoriali.
I riscontri
sia in termini di qualità del lavoro svolto, sia di apprezzamento per le
modalità di attuazione sono stati molto positivi e incoraggiano nella ricerca e
successiva messa a regime di scelte di metodo più innovative rispetto a quelle
tradizionalmente utilizzate anche nella quotidianità della vita associativa.
L’organizzazione: connettere, pensare e rimuovere gli ostacoli
Sul piano
organizzativo oggi si potrebbe sostenere che non ci sia attività delle Acli
Nazionali che non vada ad intrecciare la necessità di rispondere ai criteri fin
qui delineati. D’altra parte la modalità organizzativa delle Acli Nazionali è
ancora fortemente connotata invece come organizzazione per dipartimenti e funzioni
e non per progetti e processi. Non
esiste alcun luogo di rapporto trasversale tra aree che agiscono
sostanzialmente come organismi paralleli e questo rende particolarmente
complessa la progettazione e ancor più il monitoraggio e la rendicontazione
dell’attività. La riforma organizzativa ha identificato alcuni nodi da
affrontare ma, come spesso accade nelle fasi di transizione delle riforme, vede
oggi una situazione problematica, confusa e frammentata che rende
particolarmente complesso il lavoro ordinario di tutti.
Non esiste
legame formale (né politico né tecnico) tra progettazione Acli Nazionali e
progettazione nei Servizi e nelle Associazioni Specifiche. E non esiste un
interlocutore specifico provinciale identificato per la progettazione. Inoltre
i livelli regionali agiscono in modalità completamente differente da luogo a
luogo.
La
strategia identificata in questo triennio ha provato ad agire su più livelli:
o
È stata strutturata e approfondita la
collaborazione tra Progettazione e Segreteria Generale in quanto unico snodo di
sintesi trasversale alle aree. Ed oltre alla gestione dell’ordinario con la
Segreteria Generale si è definito:
o
una proposta di procedura di gestione dei progetti in Acli Nazionali
successivamente approvata dalla Presidenza Nazionale nella quale si
identificano i ruoli delle diverse aree nelle diverse fasi (proposta che, come
la riforma organizzativa stessa, ha bisogno di essere ora perfezionata e
portata a compimento).
o
una
piattaforma
online (
www.acligestione.org) come
strumento di supporto alla raccolta dei materiali di lavoro della Sede
Nazionale. Nella sua prima fase l’utilizzo è stato limitato alla gestione della
parte amministrativa del 5x1000, non coinvolgendo la restante parte progettuale
e la documentazione narrativa. Aver separato il livello amministrativo e quello
narrativo ha portato alcune difficoltà e comunque, superata la prima fase di
test sperimentale, necessita ora di essere perfezionata e adattata in base agli
apprendimenti emersi.
o
E’ stato realizzato il percorso Verso i poli progettuali che ha
coinvolto 6 regioni (Piemonte, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Campania,
Calabria, Sicilia e Sardegna) e 3 soggetti (Ipsia, Patronato, Enaip) come
momento di riflessione condivisa. Ne è emersa diverso materiale che è stato
confezionato in un report consegnato a tutti partecipanti e a Presidenza e
Direzione. In particolare ne è emersa una mappatura dei progetti in corso ed
una riflessione complessiva che in molta parte di senso si sostanzia anche in
questo contributo. L’esperienza ha portato anche ad una accentuazione degli
scambi collaborativi, già presenti, con l’Unione Sportiva Acli in ambito
progettuale.
In conclusione: Acli organizzazione sociale. Governo
strategico unitario e compartecipazione tra nazionale e territori
Sul piano
economico la progettazione (fondi di 5x1000, progetti, contributi da enti
pubblici e servizi commerciali) è uno degli assi che determina la sostenibilità
economica delle Acli Nazionali e territoriali.
Per i motivi spiegati nella parte precedente il prossimo quadriennio
sarà da subito caratterizzato da criticità
economico finanziarie associativa motivata da necessità di adattamento
interno ai cambiamenti inarrestabili esterni identificati. Questo si somma alle
criticità che caratterizzano anche le altre dimensioni di sostenibilità
(dividendi di imprese ed attività in convenzione) e al trend di decrescita
marcata e continua che caratterizza il dato del tesseramento.
Sul piano
culturale e politico, prima ancora che organizzativo ed economico, c’è da
affrontare la consapevolezza che tra i cambiamenti inarrestabili del contesto
in cui ci muoviamo c’è la scomparsa del rapporto prioritario ed esclusivo tra
sociale e no-profit che sta alla base di tutta l’attività che vincola le Acli
al solo utilizzo di fondi pubblici, determinandone, specie in questo tempo di
crisi, una scarsa sostenibilità ma anche portando ad aver introiettato l’idea
di essere un’istituzione, la cultura burocratica ed un certo atteggiamento da
parastato. I vecchi circoli con bar, in fondo, erano invece già affacciati
sulla frontiera del mercato ed è anche da quell’idea originaria, oggi da
riformulare, che si può provare a declinare oggi in esperienze originali capaci
di coniugare azione volontaria e produzione di reddito, coesione sociale e
sostenibilità economica. Questo implica una progettualità che non significa
solo lavorare per progetti o presentare proposte a bandi ma costruire
parternariati, definire modelli, valutare sostenibilità e anche cercare
sostegni creditizi per le fasi di start up.
Per
rispondere a questo scenario con protagonismo e consapevolezza, senza subirlo ed
aspettare le conseguenze, e senza rinunciare all’identità specifica che contraddistingue
le Acli, è necessario intervenire immediatamente
e decisamente su due livelli intrecciati (non alternativi o successivi)
il ripensamento del modello
complessivo e l’avvio
immediato di una sperimentazione concreta di innovazione. Uno snodo
centrale risiede nell’assunzione di un punto di vista di Acli come unica organizzazione sociale. Con un governo strategico unitario
dell’organizzazione complessivamente intesa ed in una compartecipazione e corresponsabilità
nazionale e territoriale. Il
tutto inserito in un processo di
trasformazione culturale che precede e guida quella organizzativa e che
fa riferimento a quanto iniziato a delineare nel documento di Direzione
Nazionale “Acli capaci di trasformazione”.
Per poter
agire l’innovazione indispensabile in un contesto organizzativo non ancora
strutturato per accoglierla, è opportuno agire l’innovazione in modo
innovativo. Devono poter essere attivate congiuntamente risorse economiche ed
umane di differenti parti dell’organizzazione e di diversi livelli tra
nazionali e territoriali in un lavoro unitario. Ciò chiama in causa la politica
per la necessità di elaborare e diffondere una vision ed i tecnici per potenziare le competenze di ricerca, analisi,
valutazione, marketing, relazionali, gestionali. E’ necessario un lavoro non
strutturato, agile e leggero, con libertà di azione secondo modalità già
innovative e trasversali ad associazioni e servizi. Con il mandato di
identificare e potenziare le innovazioni già in atto e di avviarne di nuove. Un
processo chiaramente connesso alla Presidenza in quanto luogo di governo
strategico unitario ma in stretto contatto con la Direzione in quanto luogo di
corresponsabilità tra Nazionale e Territori. Affidato ad una responsabilità
politica identificata e chiara.
Avere un
luogo di governo strategico unitario e pensare ad un lavoro trasversale non
significa annullare le specificità e le autonomia (né territoriali né di singole
associazioni e servizi) e nemmeno lavorare sempre tutti assieme su tutti gli
ambiti o con gli stessi stili o modalità. Significa piuttosto costruire un quadro complessivo
in cui andare a monitorare gli sforzi di gestione del presente e ad identificare e strutturare singole
strategie di filiera in grado di valorizzare specificità e competenze.
Significa minimizzare costi e massimizzare benefici ma anche sfruttare
potenzialità ed opportunità.
Paola Villa
Direzione Nazionale - Livorno
5.5.2016